Panax Ginseng Extractum
Per spiegare le origini del Ginseng una tradizione popolare dice che, in tempi lontani, gli abitanti di un villaggio udirono per 3 notti di seguito dei lamenti provenire dalla foresta. Alla fine, incuriositi, cercarono l’origine di questa voce implorante e scoprirono che proveniva da sotto un grande albero.
Scavando trovarono una meravigliosa radice di forma umana con braccia e gambe perfettamente delineate. Stupefatti, tutti furono concordi nel dire che questa pianta era una manifestazione dello spirito della terra, desideroso di far conoscere i suoi poteri agli uomini. Da allora questa radice fu sempre chiamata JEN-SHEN, ossia pianta uomo; fin qui la leggenda.
Un antico libro di medicina cinese descrive il Ginseng come un “tonico delle 5 viscere, che ristora l’anima e potenzia le facoltà intellettuali, rinvigorisce il corpo e prolunga la vita”. In occidente il Ginseng fu portato per la prima volta da Marco Polo di ritorno da uno dei suoi viaggi in Cina, dove veniva chiamata la “radice del cielo”.
Gli ultimi decenni hanno visto una massiccia proliferazione degli studi sulla composizione chimica e sulle proprietà farmacologiche del Ginseng. Nel 1960 un gruppo di ricercatori della Tokio University, guidati dal Prof. Shoji Shibata, considerato il massimo esperto mondiale di erbe cinesi, annunciò di essere riuscito ad individuare ed isolare ben 13 principi attivi del Ginseng.Shibata li chiamò “ginsenosidi”; si tratta di saponine triterpeniche con la struttura del dammarano.
Nella radice di Ginseng vi sono 6 ginsenosidi principali (chiamati Rb1, Rb2, Rc, Rd, Re, Rg1) e 7 secondari.; malgrado la loro struttura planare sia vagamente simile ai glicosidi cardiaci e agli steroidi, essi hanno una conformazione spaziale diversa, e diversa è la loro azione.
Finalmente veniva squarciato un segreto millenario. “La cosa più sorprendente”, ricorda Shibata “fu constatare la contemporanea presenza, nella radice, di 2 ginsenosidi di tipo opposto: un tipo ad azione stimolante, ed un tipo ad azione tranquillante”.
Già Shibata, e in seguito altri studiosi, accertarono che queste due azioni non sono antagoniste, bensì si equilibrano, influenzando l’organismo umano in modo benefico e positivo.
Trovava così spiegazione un enigma (uno dei tanti che avevano caratterizzato la storia del Ginseng) da sempre insoluto, cioè come mai il Ginseng potesse stimolare i depressi e contemporaneamente agire da tranquillante sugli individui ipereccitati.
Sulla base degli studi di Selye (che già nel 1936 aveva identificato la “sindrome generale di adattamento”) e di Shitaba, fu possibile formulare la “teoria adattogena del Ginseng”: i ginsenosidi agiscono sull’asse ipotalamo-ipofisi-ghiandole surrenali, potenziando il sistema reticolo endoteliale, determinando una resistenza all’insorgere delle malattie da stress, procurando un migliore adattamento dell’organismo agli stimoli nocivi dell’ambiente.
Il Ginseng cresce nei luoghi più appartati in ombrose foreste ed in collina. Non si trova mai vicino ad acque stagnanti, ed ha bisogno di un clima adeguato; per molto tempo si è creduto che il Ginseng non potesse essere coltivato a causa della sua sensibilità e delle particolari condizioni nelle quali deve crescere.
Inoltre per sviluppare le qualità più pregiate di radici, occorrono ben 6 anni di crescita e poiché, durante questo periodo, la radice assorbe moltissimi elementi dal terreno, questo non può più essere utilizzato per diversi anni.
Per soddisfare la domanda, negli ultimi anni si è avuto uno sviluppo notevole delle coltivazioni e questo ha fatto si che la radice venisse raccolta ben prima dei 6 anni non permettendo alla pianta di assorbire tutti i nutrienti dalla terra.
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