L’esercizio fisico interviene sull’immunità
A cura di Vladimiro Lambertelli
Centinaia di ricerche dimostrano che l’esercizio fisico può influire sull’immunità; gli studi che hanno misurato la risposta immunologica all’esercizio leggero o medio riferiscono solo modificazioni lievi e temporanee, mentre quelli sull’immunità dopo un esercizio intenso mostrano effetti assai più marcati.
Le concentrazioni monocitarie nel sangue vengono triplicate, ad indicare una forte risposta; viene bloccata la crescita linfocitaria, il che indica che il sistema immunitario viene sopraffatto dallo shock dell’esercizio, si blocca per molte ore anche l’attività delle cellule natural killer. Dato che le cellule natural killer sono la prima linea di difesa, la loro eliminazione lascia aperto il campo alle infezioni opportuniste; la differenza della diversa influenza dell’allenamento sul sistema immunitario è da attribuire all’intensità dell’allenamento stesso.
Se l’allenamento è adeguato allo scopo, il sistema immunitario reagisce allo stress dell’esercizio rafforzandosi; studi effettuati sia sugli animali sia sull’uomo dimostrano che precisi programmi di allenamento rafforzano sempre il sistema immunitario.
Il livello e la durata dell’esercizio sono quindi la chiave; uno studio recente, per esempio, svolto su giovani sedentari portati dall’abituale livello di esercizio zero, a 40-50 minuti di esercizio aerobico giornaliero per cinque giorni alla settimana, ha indotto, dopo 15 settimane, una marcata depressione dell’attività delle loro cellule natural killer. Quindici settimane di sforzo, per loro esagerato, hanno danneggiato le difese immunitarie e li hanno esposti al rischio di malattie.
Nel 1984 il Colgan Institute ha seguito atleti americani, inglesi e sovietici, riscontrando tra di loro un elevato numero di immunodepressi; gli atleti di tutte e tre i paesi erano più esposti alle infezioni rispetto alla popolazione in generale e con l’aumentare dell’allenamento o delle gare aumentava anche il tasso di malattia. Dello stesso parere sono anche altri ricercatori.
Il Dr. G. Asgiersson ha trovato che gli atleti sono più soggetti alle infezioni batteriche; Il Dr. L. Fitzgerald, del St. George’s Hospital Medical School di Londra, riferisce che il sistema immunitario degli atleti agonisti ad altissimo livello è spesso molto depresso e che essi sono particolarmente soggetti ad infezioni virali. Il Dr. L. Salo ha rilevato nei migliori nuotatori un aumento del rischio di malattia col progredire della stagione sportiva e dell’intensità dell’esercizio.
Altro esempio è costituito dai maratoneti, i quali arrivano ad una gara in perfetta salute, ma dopo lo sforzo massimale della gara molti di loro si ammalano nelle settimane successive; secondo una ricerca, un terzo dei maratoneti arrivati al traguardo hanno avuto un’infezione alle vie respiratorie superiori entro due settimane alla corsa. In un’altra il Dr. Gregory Health e colleghi del Center for Desease di Atlanta e dell’Università della South Carolina, hanno rilevato malattie delle prime respiratorie in 530 corridori, maschi e femmine, nell’arco di 12 mesi; la frequenza delle infezioni era direttamente proporzionale ai chilometri percorsi settimanalmente. Più lunghe le distanze percorsi più numerose le malattie. Le ricerche sovietiche giungono agli stessi risultati; dopo 4 mesi di competizioni, gli atleti subivano un calo significativo del numero e dell’attività dei linfociti T. Il Dr.I.Surkina riporta l’esempio di un atleta della squadra sovietica di sci, che avendo avuto un’altissima diminuzione di cellule T, nei cinque mesi seguenti è stato vittima, periodicamente, di sei infezioni diverse; si pensi quanto ciò danneggi l’allenamento.
L’anno seguente i sovietici ridussero la stagione delle gare; l’immunità degli atleti rimase alta e nessuno si ammalò. Come dimostrato dai tassi di infezione e infortunio prima e durante i Giochi Olimpici di Barcellona, sono tantissimi gli atleti cronicamente sovrallenati che hanno un sistema immunitario perennemente depresso. Le ricerche confermano che gli atleti più qualificati americani e inglesi contano molti più giorni di malattia rispetto agli sportivi di livello amatoriale.
Per quanto riguarda i corridori, le malattie li tengono fermi dall’allenamento molto più che gli infortuni. I migliori e i più allenati maratoneti americani hanno il più basso conteggio di linfociti. I membri della squadra di sci di fondo americani, sia uomini sia donne, hanno un’immunità più scarsa dei controlli. Il Dr. Rod Fry, della University of Western Australia, ha pubblicato un eccellente lavoro che mostra come gli atleti migliori siano spesso sovrallenati, immunodepressi ed esposti alle malattie.
La soluzione va ricercata nei recenti progressi in fatto di nutrizione e nella terapia di profilassi e riequilibrio delle vie enzimatiche; l’integrazione regolare di estratti multiminerali (oltre 70) in forma bio-attiva (Mitoddy), Rigeneratori mitocondriali pro energetici a base di NADH e Q10 (BIOnadhplus), Antiossidanti dell’ultima generazione a base di SOD, Vitamina E/d-alfatocoferolo, Picnogenolo (NutrigenSOD), stimolatori del sistema immunitario a base di Te Verde, Echinacea, Propoli, Acido Ascorbico (Imunogen) se adeguatamente utilizzati in associazione sinergica possono rappresentare un aiuto assai efficace.
25% DI SCONTO SIL PRIMO ACQUISTO
MITODDY
BIONADH PLUS
NUTRIGEN SOD
IMUNOGEN
Bibliografia – Optimum Sports Nutrition
L’esercizio interviene sull’immunità
-Peterson BK. Influence of physical activity on the cellular immune system. Int J Sports Med 1991;12:S23-S29.
– Nieman DC, et al. Effects of long endurance running on immune system parameters and lynphocyte function in experienced marathoners. Int J Sports Med 1990;11127-131.
Tvede N, et al effect of physical exercise on blood mononuclear cell subpopulations and in vitro proliferative responses. Scand J Immunol 1898;29:383-389.
– Pederson BK, et al. Indomethacin in vitro and in vivo abolished post exercise suppression of natural killer cell activity in peripheral blood. Int J SPorts Med 1990;11:127-131.
Pederson Bk, et al. modulations of natural killer cell activity in peripheral blood by physical exercise. Scand J Immunol 1988;26:673-678.
– Surkina ID. Stress and immunity among athletes. Soviet Sports Rev 1982;17:198-202.
Lui Y, Wang S. The enhancing effect of exercise on the production of the antibody salmonella typhi in mice. Immunol Lett 1987;14:117-120.
– Watson RR,et al Modifications of cellular immune functions in humans by endurance exercise training during beta adrenergic blockade with antenolol or propanolol.Med Sci Sports E1986;18:95.
– Asgiersson G,BellantiJA. Exercises immunity and infection. Sem Adolescent Med 1987;3:199-204.
– Fitzgerald L. Overtraining increases the susceptibility to infections. Int J Sports Med 1991; 12: S5-S8.
– Salo DC. Does swimming make you sick? Swimming World 1989;October:59.
– Peters EM, Bateman ED. Ultra-marathon running and upper respiratory tract infections-an epidemiological suevey. South African Medical Journal 1983;64:582-584.
– Heath GW, et al. Exercise and the incidence of upper respiratory tract infections. Med Sci Sports Ex 1991;23:152-157.
– Reilly T,Rothwell J.Correlates of illness and injury in female distance runners.Paper presented at The British Association of Sport and Medicine Congress. University of Liverpool, 1987.
– Johanssen conto Individually programmed training and prevention of injuries in elite orienteers. – Abstracts of the 23rd FIMS World Congress 1986:49.
– Tomasi TB, et al. Immune parameters in athletes before and after strenuous exercise. J Clin Immunol 1982;2:173-178.
– Fry RW, Morton AR, Keast D. Overtraining in athletes. Sports Medicine 1991;12:32-65.
– Bliznakov E. Effect of stimulation of the hot defense system on dibenzpyrene- tumors and infection with Friend leukemia virus in mice. Proc Nat acad Sci 1973;70:390-392.
– Kishimoto C, et al. The protection of coenzyme Q10 against experimental viral myocrditis in ice. Japanese Circ J 1984;48:1358-1361.
Lascia un commento